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FUTURA OGGI

Qualche tempo fa (8 novembre 2019 per l’esattezza) per iniziativa e stimolo di Luana Garzia creammo l’Associazione Futura.

Luana non ne volle assumere la Presidenza, com’era, invece, giusto che fosse. Aveva visto lungo. Probabilmente non voleva che Futura - anche il nome fu indicato da lei - se ne andasse con lei.

 

La sua morte prematura e la pandemia hanno tuttavia raffreddato i progetti di aggregazione. Tutto ruotava, alla fin fine, nella costruzione di eventi e occasione di ritrovarsi di compagne e compagni che si erano incontrati soprattutto attorno agli anni 80 del secolo precedente.

 

Di quell’obiettivo responsabile il lockdown, resta l’organizzazione di una chat su whatsapp e un breve filmato in una pagina facebook che raccoglie le foto della manifestazione di Rapolano, 1980, contro i missili.

 

Un po’ poco per dire che Futura ha un progetto.

Anche perché il ricordo del passato, la lettura critica si confà più ad approfondimenti storici con metodologia scientifica che a ricostruzioni individuali legate a ricordi ed emozioni.

 

Uno statuto, un atto costitutivo, una carta dei valori, otto amici che ogni tanto si sentono e si ritrovano e scambiano qualche idea. Magari riprendendo vecchie storie dimenticate. Questo è oggi Futura.

 

Tanto e poco. Tanto rispetto al nulla.

Poco rispetto alle ansie di liberazione e di cambiamento che avevamo condiviso in gioventù.

 

Oppressi e oppressori sono cambiati ma ci sono ancora.

I primi sono tra noi ma sono per lo più invisibili I secondi sono lontana e quasi entità sovrannaturale.

Bella Ciao deve essere ancora cantata. Ci pensa da sola senza bisogno di essere istituzionalizzata.

 

Un po’ poco come sintesi, forse fin troppo banale, ma dovrebbe essere sufficiente a capirsi.

 

E allora, che fare?

 

Non vorremmo tanto concentrarci sul passato, quanto iniziare a capire e raccontare gli ultimi di oggi. Quelli cui dei loro diritti frega poco o niente a nessuno. Quelli che, senza voce, dovrebbero subire le moderne vecchie angherie.

 

Insomma non mettere al centro dei nostri pensieri noi stessi e le nostre rughe, segni inesorabili del tempo, ma capire se possiamo dare una mano ai giovani di oggi.

 

Senza nasconderci la verità: non sappiamo da dove cominciare.

Qui l’esperienza ci aiuta: nel passato mai decisione presa ha avuto un cammino certo e sicuro. Che cosa fare, quasi sempre, è venuto dopo aver deciso la direzione del fare.

 

Viviamo in una società in cui l’individualismo, figlio della lunga stagione liberista, ha moltiplicato solitudini, sfruttamento e subalternità; abbiamo preso atto che la sinistra divisa non conta nulla e oggi non fa paura a nessuno; pensiamo che non sia sufficiente dire green e giustizia sociale senza definire il come e per chi. Insomma non basta dire sinistra per essere tale. Sinistra deve voler dire, ancora una volta, mettere al centro i diritti degli ultimi, degli sfruttati, dei subalterni, affermare e realizzare gli ideali di libertà e la giustizia sociale, sapendo che non può esservi vera libertà senza giustizia sociale e non si avrà mai vera giustizia sociale senza libertà. 

 

Non saremo un'altra soggettività politica, ma un ponte tra le differenze e le novità, un luogo sereno di confronto e ricerca, per unire, la sinistra, la sinistra all’ecologismo, per dare gambe alla ricostruzione di una solida cultura politica e sociale, un luogo d’incontro e riflessione sperando di essere utili a una nuova stagione d’iniziative e di azione.  C’è molto da fare, volendo. Vedremo.

 

Che dire? Questo è…. Chi vuole ci segua. L’Associazione è aperta.

Sotto trovate lo statuto, la carta dei valori, il modulo di adesione e le coordinate per il versamento della quota associativa.

 

Siena, 16 giugno 2021

 

Fiorenza Anatrini, Manlio Beligni, Roberto Beligni, Marco Buzzichelli, 

Ernesto Cesaro, Stefania Cresti, Letizia Marconi, Ivano Zeppi.

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